lunedì 29 settembre 2008

Merry Silvio

Come ogni anno, un doveroso omaggio in occasione del genetliaco del più grande comico italiano.


mercoledì 24 settembre 2008

f.a.p.c.e.i.n.*-volume 1

Giunto ad un momento della propria vita in cui molto è passato, molto non può più essere, tanto può essere solo rimpianto, lo scrittore vuol rievocare donne che gli sono state care. Non quelle che ha amato; bensì quelle che avrebbe potuto amare e non ha amato. Lo scrittore si domanda cosa sarebbe stato, oppure dona semplicemente un omaggio a quelle che sono solo ombre e non sanno certamente di essere ancora presenti nella mente complessa di quel giovane uomo, non più ignaro di avere scelte e vite limitate.

***

La vita e i ricordi seguono percorsi strani e buffi, perché solo una curiosa coincidenza di tempi fa sì che chi scrive leghi tuttora il ricordo di una ragazza a quello di Marko Perović. Quest'ultimo e quella ragazza, per quanto ne sappia chi scrive, non si sono mai incontrati. Marko Perović era un onesto pedatore balcanico, nulla di più, che all'epoca dei fatti giocava nell'Ancona di Gigi Simoni, mentre la ragazza era una calabrese di Catanzaro che studiava a Roma.
Si era alla fine della primavera, e dunque anche alla fine dei campionati di calcio: in quei luminosi giorni romani non c'erano molte cose che interessassero di più a chi scrive, e in cui maggiormente sperasse, della possibilità che l'Ancona vincesse la successiva gara di campionato e facesse così un passo decisivo verso la promozione. Eppure altre preoccupazioni avrebbero dovuto distrarre lo scrittore, allora un universitario ben lontano dalla felice conclusione dei propri studi: ma anche le priorità, come la vita e i ricordi, a volte sono strani.
Ad ogni modo venne il venerdì, e con esso un'uscita inaspettata con persone sconosciute. In mezzo a queste mere comparse una ragazza, la stessa ragazza di cui abbiamo parlato prima, si stagliava sempre più sullo sfondo, si colorava e prendeva vita propria agli occhi dello scrittore. Quella sera non successe null'altro.
Il sabato, lo scrittore lo trascorse chino in poltrona, aspettando dalla radio buone notizie che non venivano. Poi alla fine arrivarono, e qui riappare Marko Perović.


Chi scrive crede di aver lanciato in aria e contro il muro in quell'occasione una notevole somma in monete e monetine, ritrovate poi nei giorni a seguire in ogni angolo della casa. Ad ogni modo, che segnasse Marko Perović poteva significare solo una cosa: che si poteva vincere, che si sarebbe vinto, che c'era speranza per tutti.
La domenica c'erano di nuovo le comparse, e in mezzo a loro la ragazza era un personaggio ben delineato, che interpretava un ruolo che lo scrittore aveva atteso a lungo. E tutto era come doveva essere: gli sguardi e le parole erano recitati secondo il migliore dei copioni immaginabili. La sera finì con lo scrittore felice in strada, che cantava e pregustava, e si staccava dalla compagnia non richiesta delle comparse.
Solo il giorno dopo chi scrive si accorse dell'errore: non aveva chiesto alla ragazza nessun recapito, e staccandosi dalle comparse che aveva tanto disprezzato si era condannato a non rivederla più.
L'Ancona ottenne la promozione, poi l'estate portò una campagna acquisti molto meno che deludente; l'anno dopo, la squadra fu retrocessa con ignominia e la società fallì. Però la felicità dopo il gol di Marko Perović resta indimenticabile, e forse è anche quella felicità che rende dolce il ricordo di una tale imperdonabile goffaggine e l'immagine lontana di quella ragazza.

*fighe che avria puluto chiava' -e invece no.

martedì 23 settembre 2008

La resurrezione del cinema italico

Una donna, un mito

martedì 16 settembre 2008

Sportivi Dentro

Dov'e' finita l'imparzialita'?
Simpatizzo coi tifosi del Panathinaikos...

E mi si scusi per la mia prolungata assenza da sBlog.

sabato 13 settembre 2008

FROCI COL BOTTO

Allora, partendo dalla franchissima ammissione che probabilmente in cuor mio sono del tutto contrario ad ogni forma di divorzio, cercherò di analizzare nel modo più distaccato possibile questa notizia uscita pochi giorni fa. Mi ha fatto riflettere e sinceramente ancora non ho capito nemmeno quale sia la mia idea definitiva.

http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/cronaca/gay-divorzio/gay-divorzio/gay-divorzio.html

Per riassumerla brevissimamente: si parla del divorzio dei primi due gay italiani convolati a nozze (in Francia nel 2004).
Ok mettiamo innanzitutto dei paletti: cercherò di tenere fuori da questo discorso (titolo a parte) ogni forma di discriminazione, di razzismo, di differenziazione, anche di velata ironia.
La mia domanda è una sola: in certi momenti non bisognerebbe porre l'interesse generale di fronte a quello particolare?
So benissimo che una storia d'amore, un matrimonio "...resta comunque un fatto privato come privati sono e devono restare i sentimenti", come dichiarato da uno di loro.
Ma è comunque impossibile non pensare alla valenza generale del loro gesto.
Sono il primo ad esserne consapevole: chi attaccherà o strumentalizzerà la loro sarà in realtà un bigotto ipocrita, che non vedeva l'ora di poter riaffermare"i valori tradizionali da contrapporre alla innaturale unione di due persone dello stesso sesso, osteggiata da tutte le religioni del mondo e con esse da ogni persona di buon senso".
Eppure sono anche il primo a pensare che avrebbero fatto mille volte meglio a non sposarsi, a evitare di mettersi a quel tempo sotto i riflettori, a farsi portavoce di una fetta di popolazione che ora probabilmente li sta maledicendo.
Certo, ogni uomo è libero di fare ciò che vuole, fino a che non danneggia un altro uomo.
Ma la loro totale irresponsabilità mi sembra un insulto proprio verso chi magari oggi sta lottando per i diritti di quella minoranza di cui loro stessi fanno parte. Battersi per qualcosa significa sacrificare anche una parte di se per coloro che potranno poi beneficiare delle nostre conquiste, significa esporsi (cosa che i 2 hanno fatto anche troppo bene) consapevoli però che da quel momento in poi sarebbero stati "osservati speciali". E' come se Gandhi fosse stato beccato a picchiare il vicino di casa, come vedere le foto di Bobby Sand sbrodolarsi in un Burger King.
Questo è il punto: la "seconda coppia gay d'Italia" avrebbe potuto divorziare (anzi deve averne il diritto, devono valere per loro esattamente gli stessi diritti delle coppie etero), ma loro no.
Ok, il tuo compagno non ti piace più? Te ne fai una ragione, dormite in letti separati, fate in modo di cambiare città e di non incrociarvi mai più. Ma abbiate la decenza di sacrificare il vostro interesse particolare a tutela di quelli che vorrebbero un giorno poter vivere la vostra stessa esperienza (anche con divorzio incluso, in caso).
A maggior ragione un ragionamento del genere dovrebbe essere compreso da chi, come i due novelli ex coniugi, fa parte di una minoranza. Infatti, anche per esperienza personale, i due dovrebbero sapere benissimo che se in una società ognuno cura il proprio di interesse, senza minimamente considerare quello degli altri, i primi a farne le spese saranno proprio coloro che in questa società si trovano in una condizione minoritaria.
La questione famiglia-divorzio-matrimoni gay, poi, è talmente complessa che avrebbero dovuto usare mille volte più cautela.
Per concludere non voglio certo scrivere "finocchi di merda potevate stare a casa quel giorno a compiere le vostre immorali pratiche sodomitiche invece di tutta questa pagliacciata", ma sarebbe comunque bastata la conoscenza delle sempre valide teorie Lombrosiane per capire che questi due, come apripista, come simboli, avrebbero fatto più danni che altro.

giovedì 11 settembre 2008

Siamo alla frutta?

Lettera aperta a tutti gli autori di sBlog!

Onestamente non so da dove iniziare: nonostante la mia vanità faccio sempre fatica a iniziare un post su sBlog. Per questo, forse un po’ brutalmente, vengo subito ai fatti. Negli ultimi mesi i pezzi (o post o brani o barattoli di marmellata, chiamateli insomma come volete) sono diminuiti notevolmente: per un certo periodo (Piero dixit) è sembrato che fosse il mio blog personale, anche quando ho cercato di frenare la mia incontinenza verbale scrivendo di meno.
Mi chiedo e vi chiedo: siamo davvero alla frutta? Ci siamo stancati del blog? La colpa è tutta di Gianfi?(non so perché ma è una spiegazione che funziona sempre) Insomma: ha ancora un senso dedicare tempo ed attenzioni a questa creatura? Io, sinceramente, credo di sì . Chiedo tuttavia a voi tutti un parere. La bellezza di questo spazio sta nella libertà, che non è solo quella di scrivere quel che si vuole,ma anche quella di potere scrivere quando si vuole, anche addirittura una volta all’anno o ancora meno. Questa mia lettera non vuole essere un ultimatum o chissà cosa, ci mancherebbe. Voglio solo sapere che ne sarà di sBlog!, tutto qui.

In attesa di risposta porgo cordiali saluti (ossia se non ce se vede prima ce se vede alla Festa dell’Uva. P.s. Che propone quest’anno Luna Crescente?)

mercoledì 3 settembre 2008

Cronache dal mondo

Da Leggo del 3 settembre 2008

SCONGIURI FATALI
Passa il carro funebre, il centauro si gratta e finisce fuori strada
di Franco Pasquinetti

La scaramanzia è sacra, ma a volte può costare davvero cara: per l’esattezza centocinquanta euro di contravvenzione, due costole rotte e una clavicola malmessa. Lo sa bene Marco C., un giovane centauro che l’altro ieri si trovava a passare sulla Tangenziale della Capitale. Arrivato all’altezza del cimitero Verano, in sella al suo scooter il ventenne incrociava un carro funebre senza bara a bordo: una sorta di gatto nero ambulante per chi fa dello scongiuro un credo di vita. Ecco allora che il ragazzo, senza pensarci un attimo, ha fatto scattare il più classico degli scongiuri: una toccatine nelle parti basse con la mano sinistra. Purtroppo per lui, però, l’auto che lo precedeva ha improvvisamente inchiodato. Preso con le mani in …fallo, però, Marco non ha avuto la prontezza di tirare il freno in tempo. Il risultato? Una tamponata piena e un volo degno del miglior stuntman. Nella caduta il centauro si è persino fratturato due costole e slogato una clavicola. Ma se la fortuna è cieca la sfiga ci vede benissimo: purtroppo per lui ad assistere alla scena c’erano anche due vigili che hanno notato il gesto scaramantico. Che per la legge non è vietato ma per il codice della strada comporta una “guida pericolosa” visto che, per compiere al meglio il rito antisfiga, almeno in moto, si deve per forza di cose togliere una mano dal manubrio.