domenica 12 aprile 2009

Abruzzo, Italia

Per chi si fosse dimenticato che l’Abruzzo è in Italia

Un mare di ultimi saluti, di commossi addii, di sacrosante lacrime, ha accompagnato le nostre coscienze dalla nottata di domenica ad oggi. Un dolore forte come questo non si commenta né si giudica, laddove lo sgomento e la commozione che esso genera è vero, sentito, sincero.
Nessuno può mettere in discussione la frustrazione e la rabbia di chi ha subito l’ingiustizia di aver perso le persone più care e di essersi visto privato della propria casa, quella casa di cui ogni uomo o donna ha diritto su questo mondo (cosa che da cristiani part-time quali siamo a volte dimentichiamo).
La calamità naturale porta alla luce (è già successo tante altre volte) il lato migliore delle persone nei primi momenti concitati. Come non dare merito ai volontari che hanno dato e ancora danno il loro aiuto alle vittime del terremoto? Credo comunque che queste persone, ancor più che i ringraziamenti, aspirano ad avere degli aiuti, anche di piccola entità, per poter essi stessi essere messi nella condizione di aiutare meglio chi ne ha bisogno.
Ma, e qui vengo alle note dolenti, non dobbiamo dimenticarci tutto quello che, nel caos di questa settimana, è passato sottotraccia, tanto è abituato il nostro paese a condotte riprovevoli e disgustose.
La giornalista del TG1 che magnifica i risultati Auditel della rete ammiraglia fa salire conati di vomito. Non tanto perché sia sbagliato cercare di affermarsi nella competizione e nel proprio lavoro, ma perché una simile scena rappresenta, a mio parere un insulto ad un valore ormai totalmente dimenticato: la decenza. L’indecenza trionfa.
L’indecenza è sentire un capo di governo che rincuora i terremotati invitandoli a fare finta di credere di fare un fine settimana in campeggio. Anche qui non è sbagliato cercare, se possibile, di sdrammatizzare la situazione, col rischio di sbagliare le parole; la cosa che non si riesce a digerire è la mancanza di coraggio dei lacchè muniti di microfono, con nessuno di essi che se la sente di pronunciare le fatidiche parole: “Presidente ma che sta dicendo?”.
La parola indecenza inizia con la i di Impregilo, la splendida ditta di benefattori, nota per la mondezza napoletana e per il ponte sullo stretto di Messina, meno per il fatto di essere colei che ha costruito il burroso Ospedale dell’Aquila.
Indecente è l’atteggiamento di chi governa il gioco del calcio, stabilendo che si possono sospendere partite di campionato quando muore una persona che si reca allo stadio con la volontà di prendere a sassate i tifosi della squadra avversaria e non si ferma di fronte ad una simile tragedia (no comment per la pantomima degli sms di beneficenza).
Indecente è l’accanimento miope di chi ha crocifisso (e continua a farlo pur sapendo di avere torto) il ricercatore che lanciava allarmi non per il gusto di farlo, ma giustificati studi alla mano, sulle capacità distruttive di questo terremoto.
Indecente è l’atteggiamento di certi tromboni che fanno uso del cristianesimo per pronunciare banalità strappalacrime in televisione e se ne dimenticano quando invece giunge l’ora di aiutare il prossimo, di fare qualcosa di concreto.
Mi si potrebbe obbiettare che anche io predico bene senza alzare un dito, che faccio moralismo.
La prima parte della frase è vera, la seconda no . Il moralismo lo fa chi dice agli altri quello che devono fare e poi non rispettano le regole che impongono agli altri. Fa moralismo chi dice ai terremotati quello che devono fare. Il mio non è moralismo. Con queste righe attacco i veri moralisti, coloro che hanno trasformato il dolore degli altri nell’occasione per una realizzazione personale, sia essa duratura o effimera.
Non dobbiamo dimenticare che l’Abruzzo si trova in Italia: saranno pure luoghi comuni ma credo che in un qualsiasi altro paese di quell’Occidente che diciamo di amare e al quale pensiamo di appartenere non avremmo avuto la giornalista esultante per gli ascolti del lunedì o membri delle istituzioni che mancano di rispetto alle vittime di una catastrofe naturale. Forse in un paese occidentale la denuncia per procurato allarme sarebbe stata ritirata (anche con tanto di scuse, crepi l’avarizia) o si sarebbe fatto qualcosa per evitare di dare importanti appalti di grandi opere pubbliche a ditte che sono note per le loro collusioni con interessi poco trasparenti, se non addirittura criminali.
Oltre al terremoto, agli abruzzesi è capitata anche la sfortuna di vivere in Italia.
Quando le scosse finiranno gli sciacalli in giacca e doppio petto avranno pista libera per continuare a rovinare la vita delle persone; autentici avvoltoi che credono di essersi costruiti una nuova coscienza pulita per il solo fatto di aver versato qualche lacrima: diffidatene, perché saranno più pericolosi di quanto non lo siano mai stati prima di domenica.
Non parlo della ricostruzione, perché, anche se in cuor mio spero di sbagliarmi, penso che sarà un disastro, con il crearsi delle precondizioni per il ripetersi di questa tragedia.
Capisco che qualcuno non apprezzerà queste parole. A tutti coloro dal cuore puro che si sentono offese chiedo scusa. Ma sappiate che le mie critiche non sono dirette a voi.

mercoledì 1 aprile 2009

Istruzioni per fare l'amore con Gaucci

Metti una sera a Viterbo, poggiati al parapetto delle mura, un sottile languore ti s'insinua nell'anima come un brivido fluido, misto di desiderio e di melancolia. E senza bisogno di girarti sai che dietro di te, silenzioso e felpato, è apparso Luciano Gaucci; le mani viscide e grassocce che ti toccano non possono appartenere ad altri, non è di altri la risatina fastidiosa e laida. Anche senza girarti, vedi i suoi menti strabordanti, la sua eccessiva carnalità, la sua incontinente e vitale fisicità.
Non sai se è davvero lì, se è davvero lui, o se tutto questo è soltanto una proiezione della mente scolpita nella sottile nebbia di un fine inverno in Tuscia; sai però che vorresti ci fosse, senti che lo vuoi, pensi già a come amarlo.

I. La pratica del sesso: il 63.
Non è un errore; è che la stazza del vostro amato è tale che vi ritroverete per forza con il viso perduto nella sua pancia, senza possibilità di sfuggire a quell'abbraccio unto sulle vostre gote, che pare volervi soffocare. Ma non disperate e non sentitevi delusi: quel che sembra un peccato è in realtà un'opportunità. Avete davanti a voi il grasso ventre tanto a lungo sognato; non fermatevi, non esitate, baciate quel che vedete e più ancora ricopritelo di pernacchie sull'ombelico, così da far vibrare ipnoticamente quella massa di adorabile lardo. Poi, osservate rapiti quel movimento, e i piccolissimi occhi di lui che scintillano felici.

II. Litigi e riappacificazioni.
Lui si è appena alzato dal letto e già vi dimentica, lo si vede da come stringe lo sguardo porcino, rapito verso nuove imprese; ma ricordate sempre che non ha il diritto di dimenticarsi di voi e della vostra dedizione. Dunque insultatelo: ricopritelo di contumelie, mettete in dubbio la sua bellezza e la sua onestà, l'integrità e la rettezza d'animo. Non ci vorrà molto perché stringa i pugni, inizi a blaterare sempre più scompostamente e finisca per piangere come un vitellino. E mentre mormorerà tra le lacrime stillanti qualche insensato periodo sul Catania 1946 o maledirà Carraro, voi vi sentirete di nuovo confortati, perché riconoscerete in quell'uomo il piagnone in malafede di cui vi siete innamorati.

III. Conclusione.
Il vostro amore è lì, stanco, soddisfatto e sudato; ancor più sudato del suo solito essere sudaticcio, perché ora il suo grosso corpo trasuda amore. Più suda, più puzza, più vi ama. Fissatelo nei suoi occhi porcini: nei suoi occhi c'è il mistero di mille mondi lontani, c'è la ragione per cui non si può fare a meno di volergli bene e di innamorarsi di lui, c'è la mente lucida di grasso, che già immagina, che già blatera incomprensibilmente, che già pregusta qualche idea malsana.
Nei suoi occhi minuscoli, in fondo ai suoi occhi minuscoli, lì dove solo il vostro affetto può giungere, nei suoi occhi c'è Zizis Vryzas. E voi lo amate per questo.

nota: tutto questo non ha nulla a che vedere con fatti e personaggi reali. Si tratta di pura, innocua, cialtroneria.