Metti una sera a Viterbo, poggiati al parapetto delle mura, un sottile languore ti s'insinua nell'anima come un brivido fluido, misto di desiderio e di melancolia. E senza bisogno di girarti sai che dietro di te, silenzioso e felpato, è apparso Luciano Gaucci; le mani viscide e grassocce che ti toccano non possono appartenere ad altri, non è di altri la risatina fastidiosa e laida. Anche senza girarti, vedi i suoi menti strabordanti, la sua eccessiva carnalità, la sua incontinente e vitale fisicità.
Non sai se è davvero lì, se è davvero lui, o se tutto questo è soltanto una proiezione della mente scolpita nella sottile nebbia di un fine inverno in Tuscia; sai però che vorresti ci fosse, senti che lo vuoi, pensi già a come amarlo.
I. La pratica del sesso: il 63.
Non è un errore; è che la stazza del vostro amato è tale che vi ritroverete per forza con il viso perduto nella sua pancia, senza possibilità di sfuggire a quell'abbraccio unto sulle vostre gote, che pare volervi soffocare. Ma non disperate e non sentitevi delusi: quel che sembra un peccato è in realtà un'opportunità. Avete davanti a voi il grasso ventre tanto a lungo sognato; non fermatevi, non esitate, baciate quel che vedete e più ancora ricopritelo di pernacchie sull'ombelico, così da far vibrare ipnoticamente quella massa di adorabile lardo. Poi, osservate rapiti quel movimento, e i piccolissimi occhi di lui che scintillano felici.
II. Litigi e riappacificazioni.
Lui si è appena alzato dal letto e già vi dimentica, lo si vede da come stringe lo sguardo porcino, rapito verso nuove imprese; ma ricordate sempre che non ha il diritto di dimenticarsi di voi e della vostra dedizione. Dunque insultatelo: ricopritelo di contumelie, mettete in dubbio la sua bellezza e la sua onestà, l'integrità e la rettezza d'animo. Non ci vorrà molto perché stringa i pugni, inizi a blaterare sempre più scompostamente e finisca per piangere come un vitellino. E mentre mormorerà tra le lacrime stillanti qualche insensato periodo sul Catania 1946 o maledirà Carraro, voi vi sentirete di nuovo confortati, perché riconoscerete in quell'uomo il piagnone in malafede di cui vi siete innamorati.
III. Conclusione.
Il vostro amore è lì, stanco, soddisfatto e sudato; ancor più sudato del suo solito essere sudaticcio, perché ora il suo grosso corpo trasuda amore. Più suda, più puzza, più vi ama. Fissatelo nei suoi occhi porcini: nei suoi occhi c'è il mistero di mille mondi lontani, c'è la ragione per cui non si può fare a meno di volergli bene e di innamorarsi di lui, c'è la mente lucida di grasso, che già immagina, che già blatera incomprensibilmente, che già pregusta qualche idea malsana.
Nei suoi occhi minuscoli, in fondo ai suoi occhi minuscoli, lì dove solo il vostro affetto può giungere, nei suoi occhi c'è Zizis Vryzas. E voi lo amate per questo.
nota: tutto questo non ha nulla a che vedere con fatti e personaggi reali. Si tratta di pura, innocua, cialtroneria.
mercoledì 1 aprile 2009
Istruzioni per fare l'amore con Gaucci
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7 commenti:
la conclusione m'ha ammazzato. tanto di cappello.
non so se è blasfemia o cannibalismo.
ma tutto questo parlare di occhi porcini, mi ha fatto venire fame.
grazie tamas, solo tu potevi salvare questo blog dal mare di melma e merda in cui stava affondando.
ma com'e' questa ossessione per viterbo? a parte le maglie della viterbese, cos'e' che ti attira cosi tanto da dedicarle svariati post?
sono un narratore rispettoso del realismo. se viterbo è collegata ai fatti raccontati o a quel ciccione, è mio dovere inserirla nella storia.
Anche se è un posto di merdissima.
Tanto tuonò che piovve. Spero che il protagonista o una delle sue bionde amanti riesca a leggerlo. Sono soddisfazioni.
Sono contento
metto qui la formazione dell'ultima giornata (grazie a dio) perché non mi funziona altervista.
Amelia criscito chivu balzaretti jovetic nedved de rossi montolivo succi del piero osvaldo. Ujkani santacroce natali biondini ledesma vucinic plasmati
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