è successo di nuovo. ancora una volta mi ritrovo curvo su me stesso, sudato, agitato, pensando che sarà l'ultima volta, ma invece si ripete inesorabilmente quando meno te lo aspetti, e ti coglie di sorpresa, impreparato, debole. continuo a ripetermi che sono un goffo, tremendamente goffo, e che questa volta l'ho scampata bella, ho rischiato troppo. sono quelle cose che quando le senti raccontare pensi: “ah, un giorno, se accadrà anche a me, sarò preparato e saprò come comportarmi”... ma il senno di poi ti prende beffardo a ginocchiate sulle gengive. sono le 13:22, 38 minuti alla riunione del consiglio, io sono piegato in due al bagno, cercando di contrastare (ma non troppo) il mio attacco di diarrea. ripenso alle facce che ho incrociato nel mio veloce ed agitato tragitto dall'uscita del tram al bagno nel mio ufficio; i flash sono di facce perplesse, interrogatorie, talune comprensive, altre di sgomento... mai più nutella caffè e sigaretta per colazione poco prima di scappare a lavorare. lentamente i miei pensieri cominciano ad orientarsi verso il mio vero obiettivo giornaliero: come cercare di far capire al consiglio che far brillare delle pecore imbottite di dinamite e chiodi, non è il miglior modo per fronteggiare i nostri problemi con l'opinione pubblica. allo stesso tempo sapevo però che le mie parole non avrebbero avuto gran peso alla riunione in quanto ero stato io a causare lo scandalo.
era il lontano 2008, ancora per le strade potevi incrociare gente alla guida di una fiat multipla con il sorriso stampato sulle labbra (stampato ed appiccicato con del biadesivo per celare il reale stato d'animo), ed avevo ancora dell'alloro in testa quando quel tipo in giacca cravatta e infradito si avvicinò a me congratulandosi per il traguardo raggiunto. peccato che non è questo l'aneddoto che volevo raccontare.
manca pochissimo alla riunione e non ho ancora preparato un discorso. avevo pensato di pensare al discorso nel tragitto casa-lavoro, pensando che le cose pensate all'ultimo momento potessero essere i migliori pensieri pensati, ma avevo pensato ad occuparmi solo della diarrea. sono nella merda. sento al di fuori del mio ufficio, i ghigni dei miei colleghi che scommettono sul minuto preciso del mio licenziamento: “per me non lo fanno neanche parlare”, “dopo 3 minuti del suo discorso”, “dopo 3 parole del suo discorso!” ecc ecc. si, sono agitato, ma la mia fine è scontata, sono sul palco, davanti al microfono, occhi puntati ed un silenzio terrificante. non avendo potuto preparare un discorso, improvvisai con quello che mi girava per la testa: una pubblicità, una fantasia (la mia segretaria), e la mia mattinata agitata: “stamattina mentre ero in tram, stavo pensando alle cose belle della vita come la carta di credito per tutto il resto, morire mentre si è accompagnati a letto con un bel pezzo di ragazza, cagare in un campo di grano. poi ho pensato che tutto insieme sarebbe stato stupefacente come morire a casa della figa che ti sei scopato mentre ti pulisci il culo con del fieno, e soprattutto mentre lei ti sta fottendo la mastercard... mi sbagliavo. cari colleghi, non sempre la somma di cose positive risulta essere positiva. grazie”
uno sparo, poi tutto nero.
dottore, dottore! sta aprendo gli occhi” apro gli occhi e vedo una infermiera con una mastercard nel taschino chiamare il dottore che si stava allacciando i pantaloni. il medico avvicinandosi mi chiede “ragazzo, come ti senti?”. ma io non sentivo, ero un sordo psicologico. ovvero il mio cervello inconsciamente non elabora i segnali nervosi provenienti dall'udito, neanche quelli tattili, infatti penso di essere immerso in cotone liquido. una bella sensazione. dopo dodici anni di riabilitazione sono pronto ad uscire dalla clinica che mi ha ospitato, uscendo penso a come vola il tempo. dopo due giorni mi chiedo ancora come vola il tempo e giungo alla conclusione che il tempo non vola, ma scorre. scorre come l'acqua che passa sotto i ponti, tanta dopo 19 anni di assenza dalla vita reale. per fortuna quando mi hanno sparato avevo solo 4 anni, ora a 23 anni posso cercare di ricostruirmi una vita. impiego 7 anni a laurearmi in ingegneria edile ed architettura e solo in tesi di laurea scopro che una vita non si può costruire. stufo e smembrato da questi facili giochi di parole decido di non farne più uso. ora ho 31 anni non sono mai andato al cinema, non mi sono mai ubriacato, non ho mai avuto una ragazza per più di 2 ore (o per meno di 50 euro) sono brutto, grasso e pieno di brufoli, porto gli occhiali, e probabilmente il mio cuore si fermerà causa infarto... ora.
mi sveglio di soprassalto con la tipica tachicardia di chi si sveglia da un sogno nel quale è morto. mi giro e mi rilasso guardando la mia ragazza dormire, illuminata soavemente dalle prime luci mattutine che filtrano dalla persiana chiusa. le do un bacio sulla guancia, la riguardo e la bacio sulla fronte, spostandole i lunghi capelli che le coprono parzialmente il volto ma facendo attenzione a mantenere il suo sonno tale. accendo la radio a basso volume in bagno, apro l'acqua della doccia mentre espleto i miei bisogni quotidiani (in separata sede). mi lavo, faccio colazione, badando a non associare caffè sigarette e nutella, i sogni sono premonitori. mentre bevo il mio succo di frutta mi affaccio orgoglioso dalla finestra a guardare la ferrari parcheggiata in giardino. porto la colazione a letto alla mia donna e la sveglio accarezzandole i lineamenti del viso con un polpastrello. lei si gira sorride ed apre delicatamente gli occhi dicendomi “buongiorno amore”. io sorrido mi avvicino per baciarla ma una luce si accende, mi risveglio di soprassalto una entità enorme mi passa vicino, sensazione di paura, scappo, scappo dove posso nascondermi, scappo con le mie sei veloci zampe nella zona buia più vicina a me. mi rilasso, respiro affannosamente ma sono attento a tutto ciò che ho intorno e sono pronto a scappare nuovamente di corsa dal pericolo per celarmi ancora nell'ombra. che palle essere una blatta in una casa di tossici.
venerdì 5 ottobre 2007
che cagata
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3 commenti:
no. nooooo. NOOOOOOOOOOOOOOOO! adesso come faccio a perseguire l'annientamento di queste piccole povere innocue brufolose arrapate esazampiche blattine germaniche fumatrici? mi verranno i rimorsi! anche loro come noi hanno una vita fatta di desideri, speranze, emozioni, colleghi di lav -SPLAT-.
mi faccio un caffè.
pensa che io dovrei anche allevarle le blatte... ti farò sapere qualcosa di più!! :D
bella giò...
non sai quanto mi mancano le blatte di via avesella... cioè quelle che ho importato in via savenella...
si scusa,...è colpa mia, lo ammetto, ma...
era solo per non lasciarle sole...
continua a prendertene cura, non ti deluderanno.
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